Monopoli o ‘Monopoly’?

Monopoli o ‘Monopoly’?

Monopoli o ‘Monopoly’?
In morte di Bob Rafelson.
Del ‘Re dei Giardini di Marvin’.
Della fugacemente promettente trottatrice Marvina.
Del ‘Processo della Scimmia’.
Del Darwinismo nella ‘Bible Belt’,
Di William Jennings Bryan.
Di Clarence S. Darrow.
Di grandi star hollywoodiane.
Di tutto l’universo Mondo non soggetto alla miserevole economia e al necessario ma volgare commercio, volendo…

in Varese il 26 luglio del 2022,
giorno dedicato dalla Chiesa Cattolica aI Santi Gioacchino ed Anna, Genitori della Beata Vergine Maria (e che il nome dell’uomo preceda quello della donna ancora oggi fa pensare…)

L’appena trascorso 23 luglio 2022, ad Aspen, Colorado, è morto l’ottimo ma ‘datato’ regista e sceneggiatore cinematografico Bob Rafelson.
Memorabili perché rappresentativi di un difficile ‘momento’ sociale americano e interpretati da un intenso Jack Nicholson, soprattutto i suoi ‘Cinque pezzi facili’ (‘Five Easy Pieces’), 1970, e ‘Il Re dei Giardini di Marvin’ (‘The King of the Marvin Gardens’), 1972.
Detto che i ‘pezzi facili’ sono quelli di un libro di lezioni di pianoforte per principianti, per me decisamente più coinvolgente e declinabile nella memoria quanto a collegamenti vari l’origine del secondo titolo, essendo denominata ‘Giardini di Marvin’ la casella del gioco ‘Monopoly’, in italiano corrispondente a ‘Piazza Giulio Cesare’.
Per cominciare, come si può e deve evincere già da qui, le indicazioni italiane di ‘Monopoli’ divergono da quelle americane di ‘Monopoly’ (il riferimento va comunque al termine economico ‘monopolio’ e non, come addirittura è da qualcuno stato ritenuto, alla città pugliese in cotal modo chiamata).
Questo sostanzialmente perché la pubblicazione da noi risale al 1936, piena epoca fascista, quando i termini inglesi erano vietati.
Orbene poi – dettato fuggevolmente che una trottatrice italiana da non pochi ritenuta di buon futuro e invece deceduta in pista mentre al debutto “scattava al largo verso la vittoria”, come all’epoca recitava la telescrivente seguendone l’avventura, si chiamava ‘Marvina’ – una delle peraltro contestate attribuzioni dell’invenzione del gioco mette in campo il nome di Charles B. Darrow, un ingegnere disoccupato.
E chi era invece l’omonimo, per quanto concerne il cognome, Clarence S. Darrow?
Avvocato via via sempre più conosciuto di forte tendenza radicale, impegnato per decenni al fianco di accusati spesso difesi sul piano psicologico che seppe comunque introdurre nel giudizio processuale, Clarence Darrow fu in particolare il patrocinatore nel 1925 di John Scopes, un insegnante del Tennessee a cui carico si svolse il cosiddetto ‘Processo della Scimmia’, primo caso giudiziario seguito dalla Radio Nazionale, nel corso del quale dovette difendere il citato docente dall’accusa di avere insegnato a scuola – cosa allora e per non pochi anni vietata colaggiù ed altrove nella ‘Bible Belt’ – la Teoria Darwiniana dell’Evoluzione.
Memorabile il di lui confronto con il testimone nella circostanza convocato William Jennings Bryan – già nel 1896 e fino ad oggi il più giovane candidato della Storia alla Casa Bianca capace di vincere Grandi Elettori, poi altre due volte invano in pista per la bisogna, infine primo Segretario di Stato in seguito dimissionario con Woodrow Wilson – colà per impostare sulla base di una ancora seguitissima interpretazione letterale della Bibbia l’atto accusatorio.
Per quanto sconfitto – Scopes fu in quella istanza condannato al pagamento di una somma pecuniaria minima – Darrow uscì vincitore agli occhi dei progressisti dalla perorazione.
(Il processo entrò nella storia anche perché Bryan venne a morte poco dopo, si disse per conseguenza della fatica fisica sostenuta).
Il tutto fu elaboratamente – dato il momento storico tormentato dai forti contrasti razziali e civili – raccontato a teatro da Jerome Lawrence e Robert Lee, il cui ‘Inherit the Wind’ sarà nel 1960 trasposto sul grande schermo da Stanley Kramer nella pellicola da noi conosciuta col titolo ‘… e l’uomo creò Satana’, cui diede notevole fama l’interpretazione di Spencer Tracy nel ruolo del difensore (i nomi dei protagonisti, come la sede del dibattimento, furono cambiati), quella di Fredric March quale accusatore, la terza di Gene Kelly nel rappresentare sostanzialmente la figura del grande intellettuale Henry Louis Mencken, presente e narrante i fatti.
(Non trascurabile, anche la trasposizione televisiva dello stesso testo datata 1988, con Kirk Douglas e Jason Robards).
La figura di Clarence è nuovamente un significativo richiamo cinematografico in ‘Collateral’, film del 2004, nella scena nella quale il tassista Jamie Foxx, parlando con la cliente Jada Pinckett Smith – che apprende essere un procuratore – le chiede a chi si ispiri, sentendosi rispondere proprio a Darrow.
Volendo, attraverso la ‘Visione globale’ che m’appartiene, caratterizza e definisce – “poligrafo e ultimo Enciclopedista Settecentesco” come Vittorio Sgarbi mi rappresenta argomentando di “sterminata cultura” – e avendo “letto, visto e memorizzato tutto”, si potrebbe continuare da qui con ogni altro collegabile argomento comunque ‘umanistico’ dell’universo Mondo, non miseramente dominato che sia stato e sia dall’economia e dal necessario ma volgare commercio.
Certo, qui fermandosi il sottoscritto ‘Gran Pignolo’ del ‘Foglio’ di Giuliano Ferrara (che gli riconosce per iscritto nel ventennale delle ‘Pignolerie’ “di avere dato la ‘cifra intransigente’ che caratterizzava il quotidiano”), di non “potere essere giudicato da propri Pari perché non ne ha!” (Lucio Lami)